Regione: Liguria;
Anno di Fondazione: '80;
Proprietà: Antonio Basso;
Ettari totali vitati di prorpietà: 7,5 + 8,5 in affitto;

Primo ingresso in Guida per l'azienda savonese, la cui svolta qualitativa è iniziata negli anni '80 con ingenti investimenti in macchinari e impianti. I loro vini ottenuti da uve selezionate nei vigneti più vecchi (65-70 anni), hanno l'unico difetto di non raggiungere insieme le 1.500 bottiglie ma si evidenziano entrambi per la spiccata gradevolezza dell'assaggio, il primo con i profumi eleganti di acacia e gelsomino, il secondo, dotato di una bella PAI speziata e fruttata.

La nostra azienda agricola deve il suo nome a nonno Isidoro soprannominato da tutti "Doro" , in gergo dialettale "burin". Le terre sono di proprietà della nostra famiglia da generazioni trattasi di numerosi appezzamenti e "fasce" coltivati ad olivo (circa 1 ettaro) e vigneto (circa 16 ettari), sparpagliati un po' ovunque tra le dolci colline alle spalle della pianura ingauna e la valle Arroscia.
All'inizio degli anni '80, l'azienda da inizio alla suo metamorfosi per mano di Antonio Basso : si abbandono la promiscuità che contraddistingueva le colture delle vecchie generazioni, che talvolta alternavano la vendita delle uve a quella di vino sfuso, per intraprendere la strada della specializzazione. Sono anni che vedono susseguirsi grossi investimenti in strutture e macchinari : si inizia con la costruzione di una cantina più moderna e funzionale, con ampi spazi adibiti a stoccaggio separati da quelli inerenti la lavorazione, si procede con l'acquisto di vasche collegate ad impianto frigo che consentono di praticare la vinificazione cosiddetta in crio-macerazione (che, tra l'altro, è a nostro avviso la più indicata per estrarre dal vino i profumi che già la nostra terra regala all'uva grazie ad un microclima eccezionale), l'acquisto di pressa pneumatica per la spremitura soffice non utilizzato però per la vinificazione in bianco, di un filtro rotativo sottovuoto, ecc.. ecc. , per arrivare ai giorni nostri con l'acquisto di una seconda presso e di un nuovo monoblocco per l'imbottigliamento con sterilizzatore di bottiglia. Ma a partire dalla fine degli anni novanta, con l'ausilio di Laura, l'azienda Agricola Durin, ormai consolidata sul mercato e fregiata dei più alti riconoscimenti, si lascia trasportare da una ventata di recupero delle vecchie tradizioni e dei vecchi sapori della propria terra.
Vengono acquistati in piccoli scaglioni, circa sette ettari di terreno da adibirsi a vigneto; vengono recuperate vecchie vigne ormai poco considerate e dall'esigua produzione, che però regalano prodotti di qualità elevatissima. Nella già ampia gamma di produzione di tutti i vini tipici quali pigato, vermentino, rossese, ormeasco, mataossu, fa capolino anche la granaccia, vino di nicchia e difficilissimo da reperire in commercio, con una produzione complessiva di mille bottiglie. La vendemmia 2001 regala, poi, due vini unici: nasce "L'Aura", selezione accurato di uve bianche raccolte tardivamente nei vigneti più vecchi, dedicato, sulle orme del Petrarca, a Donna Laura ed "I Matti", vino ottenuto con un'attenta cernita di uve rosse affinato in barrique, che considerando lo strettissimo legame affettivo con i rampolli "Durin" Giacomo e Giovanni ("I Matti" in dialetto locale significa "I Bambini"), vedrà nascere una collaborazione con l'Associazione per la lotta contro il neuroblastoma dell'Ospedale Gaslini di Genova.
Oggi l'azienda persegue un oneroso e capillare lavoro di selezione qualitativa nel vigneto unitamente ad un'attenta e scrupolosa lavorazione in cantina, senza mai dimenticare che "quel tocco in più che contraddistingue il nostro vino non è altro che la giusta simbiosi tra questi elementi e la passione per ciò che facciamo. Nostro obiettivo è raggiungere un accettabile equilibrio tra l'idea di quello che "Durin" dovrebbe essere e ciò che sta divenendo per mano nostra o forse diverrà per i nostri figli. Nostra speranza è che chi degusta uno dei nostri vini colga in quella bottiglia anche un pezzetto del nostro cuore".