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Simona Natale Rosè Pas Dosè Salento Negroamaro IGT 2009 Metodo Classico - Magnum in Cassetta Legno di Gianfranco Fino
La passione per i vini spumante è arrivata, come una folgorazione, a metà degli Anni Ottanta quando, giovane studente di enologia a Locorotondo, Gianfranco Fino venne spedito in stage in un posto che da oltre un secolo “emana” bollicine: Sant Sadurnì d’Anoia, la capitale catalana del Cava, in una cantina che ha fatto – letteralmente – la storia della denominazione, Codorniù.
Lì, Gianfranco, apprese l’arte della rifermentazione in bottiglia, preparò una tesina e dopo trent’anni di lavoro, di esperienza e di paziente attesa, colse l’annata giusta per tirare fuori dal cassetto gli studi di gioventù e tentare il “grande passo”: un metodo classico, rosato, da uve negroamaro, coltivato a pochi passi dallo Jonio. Una sfida che vale una vita e, dunque, non poteva che essere dedicata alla moglie, Simona Natale, che per Gianfranco e le sue vigne ha appeso al chiodo la toga ed una brillante carriera in magistratura.
L’annata è il 2009, una delle meno felici per il negroamaro, il vigneto (arato col cavallo) è di poco più di un ettaro (sui sette complessivi dell’azienda), vicino al mare: un vigneto ad alberello di circa quarant’anni a Manduria, quello che produce – “normalmente” – lo Jo, uno dei due vini-icona (l’altro è lo “Es”) di questa piccola, ma molto celebrata, cantina salentina premiata come “cantina dell’anno” appena poche stagioni fa.
Una produzione limitata – appena 800 magnum («La misura ideale per consentire ad uno spumante di evolvere nel migliore dei modi» sottolinea Gianfranco) – finite anche da Harrod’s a Londra che, purtroppo, non avrà eredi sino al 2019 quando entrerà in commercio il secondo millesimo (frutto della vendemmia del 2015). «In realtà – continua Gianfranco – volevo aspettare ancora un po’ e portarlo a sessanta mesi sui lieviti, poi la curiosità, la voglia di provarlo, mi ha portato a fermarlo ai soli “40” mesi di questo millesimo. Degorgement e nessun liquer d’expedition: un pas dosé, il frutto del negroamaro nella sua purezza».
Davanti ad un’annata che non prometteva di raggiungere gli standard qualitativi voluti per lo “Jo”, Gianfranco Fino ha deciso nel 2009 che era proprio il momento di provare quella spumantizzazione che era, come detto poc’anzi, nelle sue corde da tre decadi.
Uvaggio:
Negroamaro
Epoca di vendemmia:
con leggero anticipo
Vinificazione:
spremitura soffice per la sola estrazione del mosto-fiore, ventiquattr’ore di contatto mosto-bucce per arrivare a quel colore “buccia di cipolla” che ne rappresenta il tratto distintivo immediato.
Maturazione:
sette mesi di barrique usate (prese in Friuli dove avevano già accolto alcuni vini bianchi) con fermentazione malolattica
Affinamento:
in bottiglia con quaranta mesi sui lieviti
Dati Analitici:
12,5 % Vol.
Caratteristiche organolettiche:
all’olfatto sprigiona già forti connotazioni aromatiche, con piccoli frutti di bosco e sentori di macchia mediterranea; il palato è potente, caldo, senza nessuna concessione a note più dolci, ma è netto, virile, con una grande profondità. Una spalla acida fenomenale ne garantisce una capacità di invecchiamento notevole (produzione permettendo…ovvero, chi avrà la pazienza di salvarne qualche magnum per il futuro?) con sentori di frutta rossa, di spezie, finale sapido, minerale, di una grandissima persistenza
Abbinamenti:
Molto adatto alla tavola: tra gli ambiti specifici su cui "sacrificarne" una bottiglia, il salmone affumicato, i prosciutti crudi più prestigiosi, tutte le preparazioni di pesce con i funghi, la cucina orientale, dal sushi ai piatti di tradizione indiana anche molto piccanti.